Vivere in una comunità pluriculturale

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E’ una bella cosa quando i fratelli si riuniscono in un incontro fraterno.  Le nostre comunità  sono comunità internazionali e interculturali e che rappresenta come un arazzo della nostra società odierna. Fuori delle nostre case convivono genti di diverse razze, culture e fede affrontando la fatica e la sfida quotidiana della vita. Viviamo in una società che è cambiata e sta cambiando e si descrive in molte maniere: pluralista, multiculturale, post-moderna, post-cristiana, globalizzata.   Osservando ogni faccia dei fratelli sembra vedere un arazzo di molti fili, tanti colori, tanti modelli. I fili  intrecciati nel tessuto della nostra vita in comunità creano un bellissimo arazzo. Altri fili sono intrecciati nel nostro tessuto, aggiungendo profondità, significato e splendore al tessuto della nostra vita personale.

Il fatto che l’Ordine si è diffuso in tante nazioni e continenti è stato una benedizione. Esso ci permette di conoscere in prima persona le esperienze dei nostri fratelli e la complessità della vita umana. E’ cosi anche per noi  vivendo in una comunità internazionale.

Il papa Francesco scrisse una lettera ai consacrati per l’Anno della Vita Consacrata dice: “ Dobbiamo interrogarci anche sul rapporto tra le persone di culture diverse, considerando che le nostre comunità diventano sempre più internazionali. Come consentire ad ognuno di esprimersi, di essere accolto con i suoi doni specifici, di diventare pienamente corresponsabile?” ( n. 3).

Che significa hanno le nostre presenze internazionale per il mondo di oggi? Quale valore trasmettiamo ai giovani che ci circondano? Come le genti da fuori vedono le nostre comunità? Sono le domande che io personalmente mi chiedo sempre.

Il cammino comunitario non va sempre da sé e la realtà è complessa. La vita comunitaria ha una dimensione umana, psicologica e, qualunque sia l’ideale e lo stile nel quale è realizzata, dovrà sempre costruirsi con fatica nelle difficoltà e nelle tensioni quotidiane, che provengono dallo choc delle culture e delle mentalità, dai caratteri e dalle personalità. Il Papa Francesco ci ricorda che “le critiche, pettegolezzi, invidie, gelosie, antagonismi non hanno diritto di abitare nelle nostre case.” (n.3). La vita consacrata deve evitare di spendere le proprie energie in critiche interne e ideologiche, e invece vivere in una maniera più positiva e alternativa che è apertura al vero pluralismo, riconoscendo che lo Spirito opera in modi diversi per costruire la Chiesa e per sviluppare la vita dei nostri popoli. Il nostro carisma s’incarna oggi in modo pluri-forma nel seno delle diverse culture e generazioni pur mantenendosi fedele alle ispirazioni di origine

I nostri primi padri hanno iniziato i primi fili dell’arazzo del nostro Ordine. Anche noi siamo chiamati ad essere tessitori dell’arazzo dell’Ordine e del Mondo oggi. Siamo chiamati a tessere l’attuale tessuto della nostra storia.  Noi rappresentiamo il momento attuale. Dobbiamo tirare il filo, legare i nodi, e tagliare i fili. Iniziamo a  riconoscere i molti colori e modelli della nostra vita, di ogni frati nelle nostre comunità, e della ricchezza della nostra diversità culturale e storica.

Vivere in una comunità interculturale è un dono dallo Spirito Santo ma nello momento una grande sfida da affrontare ogni giorno.

 

 

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